La Costituzione Italiana un manifesto gli dedica una giornata

 

La Costituzione Italiana un manifesto gli dedica una giornata

In rete è apparso un manifesto che dedica una giornata alla Costituzione. Il giorno è il 1 di Maggio 2021, festa del Lavoro. Quel lavoro che è citato nell'art. 1 della carta fondamentale e che a molti è stato impedito in questi mesi. Nel Manifesto si chiede di diffondere il messaggio, con un caloroso invito alla condivisione. In merito ai diritti costituzionali importanti sono le due sentenze. La sentenza del 29 luglio 2020 del Giudice di pace di Frosinone e la recente sentenza n. 54 del 27 gennaio 2021 del Tribunale di Reggio Emilia.


Un manifesto per la Costituzione Italiana

Un simbolo per la costituzione italiana

Abbiamo vissuto chiusi in casa dalle disposizioni dei diversi Dpcm, che dal punto di vista formale non costituirebbero fonti del diritto ma semplici atti amministrativi. Così, ci troviamo limitati in diritti che la Costituzione Italiana sancisce, consacra e dichiara inviolabili, irrinunciabili e indisponibili ecco il motivo di fissare la giornata della Costituzione.

Perchè un manifesto per la Costituzione Italiana? Parliamo dei diritti di libertà, contenuti nel Titolo I della Parte I – rapporti civili: dall’art.13, sulla libertà personale, inteso come libertà da qualunque tipo di costrizione che possa ostacolare movimenti e azioni. All’art. 16, secondo cui “ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”, con il secondo comma che aggiunge la libertà di muoversi da e verso l’estero perché con e senza Schengen, tutto è saltato con la pandemia. C’è poi la libertà di riunione dell’art.17 per cui, in luogo aperto al pubblico (cinema, teatro, stadio), non sarebbe neanche richiesto preavviso, ma le autorità possono vietarle “per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”. Ma noi oggi siamo ben oltre, con il divieto espresso di “andare a trovare un amico” anche a casa sua, e persino di andare da un proprio familiare. Si può uscire di casa solo per necessità. I reiterati e ulteriori provvedimenti di limitazioni di libertà hanno portato la situazione ad un punto di non sostenibilità.  Nel Manifesto si legge:

"Come cittadini abbiamo deciso di fare qualcosa per contribuire ad un deciso cambiamento di strada non violento e rispettoso della Carta Costituzione. Quello che vogliamo e proponiamo e di riconoscerci e contarci: chi è d’accordo che la Costituzione Italiana venga di nuovo posta al centro della politica e del vivere sociale contro una deriva autoritaria? Voi già lo fate in modo assolutamente encomiabile e questa iniziativa è complementare e sinergica alla vostra. Per questo chiediamo il vostro aiuto per farla conoscere a più gente possibile”.

 



Architettura del progetto

Il progetto descritto nel Manifesto per la Costituzione Italiana, consta di vari passaggi consecutivi. Azione, riconoscimento e creazione di un simbolo di colore giallo. Perché il giallo? Il giallo è simbolo di cambiamento, affrontato con spirito ottimista e senza paura. E' il colore che rappresenta il futuro: un’attesa di qualcosa o di una felicità più grande, o la risoluzione di un conflitto”


Simbolo giallo a tutela della Costituzione Italiana

  1.  Azione: Il primo passo consiste nel decidere individualmente di passare all’azione senza infrangere le leggi, che sia non violenta e che abbia come faro la Costituzione Italiana. Decidere di passare all’azione è una fase decisiva per ciascuno. Rimanere solamente arrabbiati non è sufficiente. Occorre incanalare questa rabbia, questo senso di abbattimento in una direzione produttiva e fattiva.
  2.  Riconoscimento: Occorre comprendere che non siamo soli. Sentirsi soli, ci rende più deboli e vulnerabili. È vero che molte persone scrivono tanto sui social. Scrivono che non condividono la strategia del lockdown, hanno dubbi su come è stata affrontata l’epidemia del Covid, temono per il futuro, hanno paura dei vaccini. Occorre però passare da questo contatto virtuale ad uno più umano e vero: guardarsi in faccia. Ecco che allora nasce la prima delle azioni effettive: la creazione di un simbolo. 
  3. Simbolo: da portare sugli abiti, da mettere nella nostra auto, sui nostri profili ecc. Un simbolo che ci faccia riconoscere quando camminiamo per strada e incrociamo un'altra persona che ha lo stesso simbolo. Non è importante parlarsi, ma è sufficiente per capire che non siamo isolati, ma siamo molti di più di quello che crediamo. Cosa può fare un simbolo se, camminando per strada, lo vediamo su centinaia di auto, di persone, di oggetti, di negozi? Può fare molto, in questa fase per capire che siamo in tanti a pensarla nello stesso modo. Ciò dà coraggio necessario per i passaggi successivi. Quale simbolo proponiamo? Una cosa semplice e personalizzabile: qualcosa di giallo. Diamo qualche esempio: una coccarda gialla sull'automobile, una foglia di colore giallo o un oggetto di abbigliamento. Qualunque cosa gialla, ma ben evidente. Per i negozi chiusi proponiamo anche di stampare ed esporre un albero con la chioma gialla. 

La Costituzione Italiana una giornata per celebrarla

Il simbolo sarà seguito da un altro evento anch’esso simbolico: la Giornata della Costituzione Italiana. Giornata che nel Manifesto è indicata per il 1 di Maggio 2021, festa del Lavoro. 


Il lavoro che è citato nell'art. 1 della Costituzione a molti è stato impedito in questi mesi. Nel Manifesto si chiede di diffondere il messaggio, con un caloroso invito alla condivisione:

Leggere la Costituzione Italiana
“Chiediamo aiuto per dare la massima diffusione a questa iniziativa. Se vogliamo che abbia successo e possa creare un forte movimento popolare dal basso è importante farla conoscere a più gente possibile. Non siete i soli a cui lo chiediamo, lo stiamo facendo con tanti altri canali di diffusione”.

E' un primo maggio in cui mancheranno le piazze ma ciò che non può mancare è anche una riflessione sul valore e sul significato del lavoro oltre che su tutti gli altri diritti costituzionalmente garantiti. Se il lavoro sia ancora il valore e l’elemento fondante della Costituzione Italiana, il principale collante di quel progetto di convivenza civile disegnato nella Carta costituzionale, o se sia diventato qualcosa di diverso. In una società in cui il peso delle diseguaglianze è sempre più preponderante, il lavoro è sempre più una merce come tutte le altre. Come più volte denunciato da Papa Francesco, il lavoro è diventato un fattore di ricatto sociale, perdendo la sua funzione di riscatto e di collante sociale assegnatogli dalla Carta Costituzionale. Il lavoro è sempre più debole e precario perché deboli e precari, sono diventati i diritti e le tutele dei lavoratori e delle persone. Il lavoro è scomparso da qualche decennio dall’agenda politica. L’emergenza che viviamo impone di guardare al futuro, ripartendo proprio dal lavoro. Nessuno può credere che un Paese possa reggersi a lungo sui sussidi e sull’assistenzialismo di Stato. È il lavoro che ha permesso all’Italia di rialzarsi dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, perché senza lavoro non c’è progetto di società che possa durare nel tempo. L'obiettivo deve essere il lavoro e la Costituzione Italiana al primo posto.


Raccolta e conteggio delle firme 

La fase finale consiste nella raccolta delle firme stilando una serie di priorità a tutela dei diritti costituzionali e obiettivi programmatici per chi vuole accogliere l’invito: la Costituzione Italiana al primo posto.


Nel Manifesto si parla anche di un conteggio attraverso una enorme raccolta di firme:

Raccolta e conteggio firme
"Il secondo passaggio sarà proporre una raccolta di firme su un documento che chiederà ai partiti e movimenti, nuovi o vecchi, di tornare a mettere il modello descritto dalla Costituzione Italiana al centro della nostra società e della nostra politica. Una raccolta di firme che sarà mostruosa: chiederemo 5 milioni di firme in 3 mesi altrimenti la stessa raccolta avrà fallito. Occorre porre una asticella altissima da raggiungere in un tempo brevissimo per sfidare gli italiani stanchi, ponendogli un aut aut: o vi muovete o non lamentatevi mai più. Il testo già preparato non indica nessun partito o settore politico, ma mette a disposizione i milioni di voti dei firmatari a chi metterà nel proprio programma alcuni punti fondamentali:

  1. Mettere di nuovo la Costituzione Italiana come faro della politica;
  2. Uscita dall’euro e ritorno ad una moneta sovrana;
  3. Uscita dai trattati europei che prevedono cessione di sovranità;
  4. Ritorno della banca centrale sotto il pieno e assoluto controllo dello Stato.
  5. Giudizio da parte della magistratura dei reati contro la Costituzione italiana da parte di cariche politiche.

Come conseguenza della firma del documento di cui sopra, i firmatari si pongono come cittadini pronti a dare il proprio voto a chi vorrà mettere come primi punti quelli riportati sopra”.


Infine il Manifesto chiude chiarendo che non si tratta di un partito politico:

"Dietro a questa iniziativa non c’è la nascita di alcun movimento o partito. Ce ne sono già tanti ed occorre unire e non dividere e diluire ancora. Non è nostro scopo quello di fondare movimenti o partiti, ma di far cessare questo crimine contro l’Umanità e la Costituzione Italiana".

La sentenza del Tribunale di Frosinone 

La Costituzione Italiana e nello specifico i diritti costituzionali attenzionati da due sentenze, quella del 29 luglio 2020 dal Giudice di pace di Frosinone e la recente sentenza n. 54 del 27 gennaio 2021 del Tribunale di Reggio Emilia. La prima è una sentenza secondo cui il lockdown è stato illegale. L’obbligo di permanenza in casa è stato imposto senza una valida copertura legislativa e costituzionale. I conseguenti DPCM quindi, incostituzionali.

La sentenza del Tribunale di Frosinone
Il giudice di pace ha esaminato il caso di un cittadino che era uscito di casa durante il lockdown senza validi motivi ed era stato perciò sanzionato dalla polizia. Il giudice ha così annullato la multa contro la quale il cittadino aveva presentato ricorso e ha ritenuto che la legge che consente di dichiarare lo stato di emergenza (il codice di protezione civile) sia applicabile solo a calamità naturali, ossia terremoti, valanghe, alluvioni e incendi o ad eventi calamitosi casati da attività umane, ad esempio, sversamenti inquinanti. Ma nulla, nella fattispecie, è riconducibile al rischio sanitario e la pandemia da coronavirus non giustificherebbe l’adozione dello stato di emergenza. Inoltre, c’è solo un’ipotesi espressamente prevista dalla Costituzione in cui il Governo può ricevere poteri straordinari, quella dello stato di guerra. Quindi, secondo il giudice di pace, c’è mancanza di un valido supporto legislativo, e della necessaria copertura costituzionale. La conseguenza è che se è illegittimo il provvedimento a monte, lo sono anche quelli successivi, ossia i DPCM che sarebbero addirittura incostituzionali perché impongono un obbligo di permanenza domiciliare che costituisce una restrizione della libertà personale vietata dalla costituzione al di fuori dei casi espressamente stabiliti. Trattenere le persone in casa equivale a sottoporle ad una sanzione di tipo penale che consiste nella privazione della libertà personale. Secondo il giudice, non può nemmeno accogliersi la tesi della legittimità della restrizione alla libertà di circolazione per motivi sanitari, a cui fa riferimento l’articolo 16 della Costituzione Italiana, in quanto essa può essere limitata solo con riferimenti a luoghi circoscritti, ad esempio, il divieto di accedere a zone pericolose perché infette. Ma questa limitazione, dice la sentenza, non può comportare mai un obbligo di permanenza domiciliare.

Sentenza del Giudice di Frosinone


La sentenza del Tribunale di Reggio Emilia

Dello stesso tenore la recente sentenza n. 54 del 27 gennaio 2021 del Tribunale di Reggio Emilia. Per il giudice Dario De Luca, infatti, è acclarata “l’indiscutibile illegittimità del Dpcm dell’8 marzo 2020”, come pure di “tutti quelli successivamente emanati dal Capo del governo”, quando questi prevedono il divieto di muoversi in città.


La sentenza del Tribunale di Reggio Emilia
Il 13 marzo 2020 una coppia viene fermata dai carabinieri di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, senza un buon motivo per starsene in giro. Alla richiesta dell’autocertificazione, i due dichiarano falsamente che l’uomo aveva accompagnato la donna a sottoporsi ad esami clinici. I militari si rivolgono all’Ospedale di Correggio e scoprono che la donna quel giorno non ha fatto alcun accesso in corsia. Immediata scatta la denuncia e la richiesta da parte del PM di un decreto penale di condanna, poi rigettato dal Gip. Il magistrato scrive:

"Tale disposizione, stabilendo un divieto generale e assoluto di spostamento al di fuori della propria abitazione, con limitate e specifiche eccezioni, configura un vero e proprio obbligo di permanenza domiciliare. Tuttavia, nel nostro ordinamento giuridico, l’obbligo di permanenza domiciliare consiste in una sanzione penale restrittiva della libertà personale che viene irrogata dal Giudice penale per alcuni reati all’esito del giudizio".

Può verificarsi anche nei casi custodia cautelare, certo, ma comunque deve essere disposta da un giudice e non da un dpcm. I decreti anti-Covid sono allora incostituzionali? Sì, secondo il giudice e lo si evince dall’articolo 13 della Costituzione Italiana, il quale vieta proprio le limitazioni alle libertà personali, se non con “atto motivato dall’autorità giudiziaria”. Il magristrato poi aggiunge:

"Primo corollario di tale principio costituzionale, è che un dpcm non può disporre alcuna limitazione della libertà personale, trattandosi di fonte meramente regolamentare di rango secondario e non già di un atto normativo avente forza di legge”. Neppure una legge (o un decreto legge) potrebbe rinchiudere in casa una pluralità indeterminata di cittadini, l'obbligo può essere imposto solo ad uno specifico soggetto e solo previa autorizzazione del giudice, non certo con una norma generale".


www.studiolegalemarcomori.it

DPCM illegittimi


 
 A cura di Amici della Costituzione.

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