Marcianise il Ristorante La Lucciola, Salvatore Mezzacapo e Lucia Severino i miei nonni

Marcianise il Ristorante La Lucciola, Salvatore Mezzacapo e Lucia Severino erano i miei nonni. Ho vissuto i miei nonni sin dall’infanzia, ero sempre con loro, soprattutto da piccolo. Oggi ho 39 anni e ci sarebbe davvero tanto da raccontare, difficile da riassumere in un articolo, servirebbe piuttosto un libro per descrivere i tanti dettagli che fanno di alcune persone degli “speciali lavoratori” dediti al sacrificio e al lavoro.

Salvatore Mezzacapo e Lucia Severino entrambi “La Lucciola” erano i miei nonni. Tutti mi hanno sempre chiesto: Ma Salvatore la Lucciola è tuo nonno? Ed io ho sempre risposto sì è mio nonno. Oggi alla domanda risponderò: “erano i miei nonni”, perché La Lucciola prima che un ristorante era una cultura, un modo moderno di vedere l’attività commerciale, un modo di pensare, un modo di vivere dediti al lavoro e ai sani principi. La Lucciola era innovazione e novità. La Lucciola era un sogno, un’idea di riscatto da un’infanzia complicata legata sia alla seconda guerra mondiale che all'infanzia particolare che aveva vissuta nonna Lucia che era stata adottata. La Lucciola era la luce in fondo al tunnel, la realizzazione concreta di un sogno, la voglia di creare e produrre, la passione per la cucina di qualità, e la voglia di proporre prodotti locali mantenendosi saldi a quella che era la tradizione partenopea.


La Lucciola era nonno Salvatore che di fatto prima che imprenditore/ristoratore era il cuoco, il primo Chef della Lucciola. Tanti hanno scritto raccontato e parlato, da quasi tutto il paese conosciuto.


Salvatore La Lucciola
Salvatore Mezzacapo festa di 90 anni

In memoria di mio nonno, il sindaco di Marcianise, Dott. Antonello Velardi ha scritto un bellissimo articolo, che vi invito a leggere, dove riprende in sintesi tutta la sua storia imprenditoriale.

Così anche Alessandro Tartaglione, giornalista, direttore di Caffè Procope, il giornale online di Marcianise, che ha egregiamente onorato la memoria del ristorante “La Lucciola” con un interessante articolo pubblicato a luglio 2020.


Nonno era un sognatore creativo con il suo carattere forte ma volubile, simpatico e socievole, a tratti machiavellico, un uomo autorevole e autoritario allo stesso tempo e camaleontico in base alla situazione, caratteristica che lo rendeva imprevedibile. Un ansioso costruttore di discorsi, orgoglioso e con un’ottima autostima. Nonno Salvatore era un nonno particolare, che voleva bene a modo suo. Mi diceva sempre “Pasquale voi vivete nel benessere, noi invece abbiamo sofferto la fame, noi sappiamo cosa significa la fame”.

La prima cosa che mi viene in mente era il suo amore per i cani, razza pastore tedesco e rough collie, che lui chiamava semplicemente Lassie a motivo della grande popolarità derivate dalla fortunata serie televisiva statunitense a cavallo del 1953 e 1973 di Lassie, sulla scia del romanzo scritto nel 1940 da Eric Knight e conseguente successo cinematografico “Torna a casa Lassie” del 1943.  Poi amava ballare, era un vero bravo ballerino di liscio e quando ballava era tale la passione che trasmetteva la felicità che provava a chiunque lo osservava ballare. Nonno non si metteva in mostra, era evidente che non voleva piacere e che voleva solo divertirsi e ballava con passione. Aveva la passione per la “donna” in generale, sapeva apprezzare le caratteristiche fisiche e mentali di ogni donna e lo faceva con disinvoltura e spontaneità. 


Ogni anno, nei mesi estivi andava con la famiglia in villeggiatura a Baia Domizia dove aveva una bellissima villa e lì il 6 agosto lo raggiungevano tutti i familiari (figli, fratelli, sorelle, nipoti, affini e amici) per festeggiare il suo onomastico. Ho passato tante estati con i miei nonni, conservo momenti indimenticabili di spensieratezza ma soprattutto momenti dove i miei nonni, liberi dal lavoro, passavano tante ore a raccontarmi la loro storia e il loro vissuto. N
el mese di settembre, con nonna, andavano in villeggiatura a Fiuggi, bellissima città termale che nonno Salvatore adorava e dove era solito partecipare a delle aste dove comprava quadri e altre cose che gli piacevano. Mio nonno assomigliava un pò al noto cantante Adriano Celentano, la somiglianza anche durante la vecchiaia si può notare dalla foto, qui allegata, che gli scattai a febbraio 2020, durante il suo novantesimo compleanno, quando riunì tutta la famiglia per una bella cena.

Lucia Severino "Ristorante La Lucciola"
Io con nonna, villa a mare a Baia Domizia

Ma La Lucciola era anche nonna Lucia, zia Lina (Pasqualina Mezzacapo: sorella di nonno Salvatore) ed i quattro figli, Ciro, Antonietta, Eduardo e Raniero che collaboravano sin dall’infanzia con costanza e pazienza con i genitori. Potrei dire in sintesi che i tre pilastri della Lucciola erano nonno Salvatore, nonna Lucia e zia Lina, che tra ruoli di protagonismo e antagonismo gestivano l’attività dividendosi ruoli e responsabilità, con frequenti capricci e accese discussioni (spesso a mo’ di sceneggiate napoletane) che a modo loro erano un “must” per arrivare a decisioni importanti o attribuire colpe di errori, in ogni modo erano litigi che spesso apparivano buffi ai miei occhi (da bambino), momenti che oggi ricordo con un sorriso.

ballo Salvatore e Lucia La Lucciola
I miei nonni al mio matrimonio

Nonna Lucia (all'anagrafe Luisa, ma per tutti Zi' Luciett ) era napoletana originaria del quartiere Ponticelli ed era una grande lavoratrice, una donna di altri tempi, immensamente innamorata del marito e a tratti succube dello stesso. Nonna pregava sempre e nei suoi discorsi si notava la sua fede e i suoi saldi valori della famiglia. Nonno la definiva una santa. Una donna discreta, presente, dolce, silenziosa e misurata, poco incline alle dimostrazioni esplicite di affetto ma con un cuore buono. 

Quando nonna è venuta a mancare nell’ottobre del 2018, nessuno scrisse in memoria di mia nonna anche se "La Lucciola" forse era soprattutto lei.


Lei che nel silenzio e nel sacrificio era sempre vestita con abiti da lavoro, sporchi e provati dalla fatica e contemporaneamente cresceva quattro figli (Ciro, Antonietta, Eduardo e Raniero), una donna senza vizi che non si faceva passare nessuno sfizio, semplice e discreta con una bassa autostima.

E’ vera la frase attribuita alla scrittrice britannica Virginia Woolf “Dietro ogni grande uomo c'è sempre una grande donna" infatti nonna Lucia era l’ombra di nonno Salvatore e se appariva lui in prima linea, lei era sempre dietro rimanendo nell’ombra. La frase della Woolf pare riferirsi al detto latino "Dotata animi mulier virum regit" e cioè "Una donna dotata di coraggio (di spirito) sostiene (consiglia) il marito". Nonna Lucia non sapeva scrivere e leggeva con difficoltà perché durante l’infanzia non aveva potuto frequentare con assiduità le scuole elementari a causa della guerra, inoltre fu adottata da una famiglia semplice, povera ma con tanto amore da dare.

Quindi molti suoi ricordi dell’infanzia riconducevano ai momenti vissuti nei rifugi sotterranei a Napoli per proteggersi da eventuali bombardamenti della seconda guerra mondiale. Era una donna intelligente e saggia, forse più di mio nonno. Era solita utilizzare “bugie bianche” per evitare discussioni, cercava sempre la pace e di mettere tutti d’accordo. Difendeva il marito (mio nonno Salvatore) a prescindere da tutto e tutti, per lei nonno aveva sempre ragione anche quando evidentemente avrebbe dovuto esprimere un punto di vista differente e riflessivo. Il suo amore per nonno era talmente grande al punto da essere sempre disposta ad appoggiarlo e difenderlo anche su eventuali errori o discussioni familiari. Nonna Lucia è stata una donna che ha sofferto molto avendo problemi al fegato e durante gli ultimi anni dell’attività commerciale, si aggravò e dovette subire un intervento di trapianto del fegato. Furono anni in cui lei e nonno si trasferirono in Francia, dove nonna fu operata, anni di sofferenza che caratterizzarono poi anche l’involuzione del ristorante, che successivamente si avviò alla chiusura. Quello che fece nonno Salvatore per salvare sua moglie è incredibile, al di là dello sforzo economico per affrontare le cure fuori dall’Italia, il suo più grande sforzo fu quello psicologico e morale. Nonno non mollò di un cm, era sempre forte e pronto, tutti i giorni vicino alla moglie, tutti i giorni ad accudirla con spirito di sacrificio e resilienza e anche per questo nonno Salvatore ha la mia stima.

Come ho già scritto nell'introduzione di questo articolo, non è possibile scrivere tutto, entrando nei dettagli, perché servirebbe un libro, per questo in ultimo voglio solo citare la frase scritta sul santino di nonna che ben la ricorda: “Il Signore ti ha voluto con sé, ma tu continuerai a prenderti cura di noi in memoria della tua infinita dolcezza, del tuo timido silenzio e del profondo senso di rispetto. Con umiltà hai servito ciascuno di noi, e con dignità hai abbracciato la tua sofferenza facendola forza di vita, esempio per tutti noi. Sorridici sempre con infinito amore. La tua famiglia”.


Infine c’era zia Lina, Pasqualina Mezzacapo, la sorella zitella di nonno Salvatore, ultima di sette figli da tutti meglio conosciuta come "Zi' Pascalin".

Zia Lina viveva coi miei nonni, era parte del nucleo familiare. Potrei tranquillamente dire che zia Lina era il Jolly del ristorante La Lucciola, la tutto fare sempre pronta e sempre presente. Il mio ricordo personale e affettuoso di zia Lina è legato alla sua capacità di mostrare affetto, ho avuto più abbracci e carezze da zia Lina che dai due nonni Lucia e Salvatore. Zia Lina era protettiva, simpatica e positiva, un'instancabile lavoratrice, socievole con la clientela del ristorante e sempre pronta ad interessarsi del buon andamento dell’attività soprattutto relativamente alla pulizia della cucina, alla lavastoviglie ed alla lavanderia. 

La Lucciola 50 anni di matrimonio
Le nozze d'oro dei miei nonni


In ultimo reputo doveroso ricordare le persone che hanno collaborato con mio nonno e che in vario modo hanno continuato a viverlo fino alla fine della sua vita. Nominerò quelle che ricordo e che conosco personalmente. Zio Franco (Francesco Lettera) figlio della sorella (Anna Mezzacapo) di mio nonno Salvatore che sin da ragazzo ha lavorato principalmente come cameriere nel ristorante ma sostanzialmente disponibile e tutto fare per ogni necessità, un uomo a cui mio nonno voleva bene. E Francesco Maietta, chiamato affettuosamente "Ciccill", che sin da ragazzo ha lavorato sia come cameriere che come elettricista anche per il ristorante, un uomo a cui nonno era molto affezionato. In particolare è stato emozionante quando Ciccill salutando mio nonno nelle ultime ore della sua vita, ha detto che per lui è stato quasi come un secondo padre, a motivo della profonda stima e lunga conoscenza che aveva di lui..


A mio modo di vedere un’attività commerciale di successo, anche queste persone (e sicuramente altre che non ho nominato) in parte rappresentano La Lucciola, persone care di cui mio nonno aveva fiducia e stima.


Ho vissuto i miei nonni sin dall’infanzia, ero sempre con loro, soprattutto da piccolo. Oggi ho 39 anni e ci sarebbe davvero tanto da raccontare, difficile da riassumere in un articolo, servirebbe piuttosto un libro per descrivere i tanti dettagli che fanno di alcune persone degli “speciali lavoratori” dediti al sacrificio e al lavoro.

Personalmente ho vissuto solo gli ultimi dieci anni del ristorante La Lucciola, passando e vivendo la fase di successo fino alla chiusura e informato sulla storia antecedente dai racconti frequenti dei miei nonni. I miei nonni mi rendevano operativo nell’attività, ricordo le trattative di mio nonno, per i preventivi di matrimonio e altri eventi, ricordo la complessa gestione del ristorante e del personale, ricordo molte cose, perché ero un bambino attento e curioso e piaceva interessarmi alle cose dei grandi. Nonno spesso mi affidava il compito di asciugare le forchette, zia Lina di sistemare i tavoli e le sedie. Mentre nonna Lucia spesso mi chiedeva di andare a comprare del materiale utile nella cucina, come detersivi oppure spugne e strofinacci, che all’occorrenza mancavano, mi mandava in un piccolo negozietto nei pressi del ristorante, in via Luigi Fuccia, dove la titolare, una dolce vecchietta conosciuta da tutti come "Zi' Raffiulin", mi diceva sempre: "conserva bene il resto e salutami i tuoi nonni".


C’è una domanda a cui purtroppo non saprò rispondere mai, e cioè quanto mio nonno mi abbia voluto bene…

Io figlio di Antonietta Mezzacapo e Francesco Fabozzi, non ero un “Mezzacapo” come (forse per ignoranza legata alla cultura meridionale o per altro), nonno ripeteva spesso, penso però che lo diceva accorgendosi (inconsciamente) di commettere un fallo, perché era evidente ai suoi occhi la mia somiglianza (con lui), soprattutto caratteriale oltre che fisica e la consapevolezza che un cognome non cambia il sangue. Resta il fatto che io per lui ero Pasquale Fabozzi e non Salvatore Mezzacapo, quel nipote che non si chiamava come lui, ma che gli somigliava ed era sempre presente.


Marcianise il Ristorante La Lucciola, Salvatore Mezzacapo e Lucia Severino i miei nonni

Anche dopo la chiusura del ristorante e successivamente, sono stato sempre presente come nipote. Mio nonno mi chiamava spesso per questioni burocratiche e per "sbrogliare le carte" (come diceva lui). Fino all’ultimo respiro sono stato con nonno, il 14 luglio 2022, circa alle ore 01:30 ha smesso di respirare, io ero lì che pregavo per aiutare a mio modo il suo passaggio per la rinascita in cielo.


"Nonno Salvatore ti ho voluto bene e non ti dimenticherò mai, anch’io in piccolissima parte (infinitamente piccola) evidentemente sono stato La Lucciola".




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