Il miracolo delle donne per la pace: La marcia del 2016 in Israele come lezione per il conflitto attuale tra Israele e Palestina

Nel 2016 migliaia di donne ebree, musulmane e cristiane marciarono insieme per la pace in Israele. Un messaggio di speranza e solidarietà che risuona ancora oggi nel cuore del conflitto tra Israele e Palestina.




Il 4 ottobre 2016 si verificò un piccolo miracolo, uno di quei momenti che raramente catturano l'attenzione dei media, ma che portano con sé un messaggio di speranza che merita di essere ricordato. Migliaia di donne ebree, musulmane e cristiane si unirono in una marcia di pace in Israele, superando confini fisici e culturali, animate da un unico desiderio: porre fine alla violenza e costruire un futuro migliore per le generazioni future.

Il movimento “Women Wage Peace” era nato nell'estate del 2014, in un periodo segnato dalla devastante escalation di violenza a Gaza, che causò la morte di oltre 2.200 persone. Un gruppo di donne di diverse nazionalità e religioni si levò per chiedere un cambiamento radicale, dicendo basta alla guerra e sì alla pace, sì al dialogo, sì alla vita. Questo movimento non fu animato dalla rabbia, ma dall’amore, dalla protezione e dalla cura: un movimento che diede voce a coloro che spesso rimanevano in silenzio.

La “March of Hope” (Marcia della Speranza) fu il culmine di questo impegno, un evento durato due settimane, in cui donne israeliane e palestinesi marciarono insieme, attraversando Israele fino a Gerusalemme. Con passi decisi e cuori pieni di speranza, queste donne chiesero a gran voce una soluzione nonviolenta al conflitto, una soluzione che potesse essere accettata da entrambe le parti, una soluzione che potesse finalmente portare la pace.

Il 19 ottobre, la marcia si concluse con una preghiera comune per la pace a Qasr el Yahud, sulla riva settentrionale del Mar Morto. L'immagine di 4.000 donne, di religioni diverse, che pregarono insieme per un futuro migliore fu un simbolo potente di ciò che può essere raggiunto quando si sceglie di costruire ponti anziché muri.

Il messaggio di questa marcia venne amplificato dalla musica, grazie alla voce della cantante israeliana Yael Deckelbaum, che insieme a un gruppo di artiste diede vita alla canzone “Prayer of the Mothers” (Preghiera delle madri). Questa canzone, composta in collaborazione con le donne di “Women Wage Peace”, divenne un inno alla pace, una testimonianza del potere della musica di unire i cuori e superare le barriere. Le voci di Yael Deckelbaum, Lubna Salame, Anat Malamud, Maysa Daw, Daniel Rubin, Miriam Toukan e il Rana Choir si intrecciarono in un canto di speranza, dimostrando che la pace era possibile, che un mondo diverso era possibile.

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foto Pixabay

Il video ufficiale del movimento, che accompagnava questa canzone, fu un viaggio emozionale tra le immagini della Marcia della Speranza, tra sorrisi, lacrime e mani che si stringevano. In questo video apparve anche Leymah Gbowee, vincitrice del Premio Nobel per la Pace, la quale ricordò a tutti che la pace è nelle mani di chi ha il coraggio di lottare per essa. “La pace è possibile quando donne dotate di fede e integrità difendono il futuro dei loro figli”, disse Gbowee, e le sue parole risuonarono nei cuori di molti.

Oggi, mentre assistiamo a un nuovo intensificarsi del conflitto tra Israele e Palestina, questo messaggio risuona ancora più forte. La storia di quelle donne, di quella marcia, ci ricorda che la pace non è un sogno irraggiungibile, ma una realtà che possiamo costruire insieme, con ogni gesto di comprensione, con ogni parola di pace. La situazione attuale è tragica e richiede l'impegno di tutti per fermare la spirale di violenza che continua a mietere vittime innocenti.

Invitiamo tutti, indipendentemente dalla religione, dalla nazionalità o dall'appartenenza politica, a ricordare il potere che abbiamo quando scegliamo di agire per la pace. I tempi in cui viviamo sono difficili, ma è proprio in questi momenti che dobbiamo riscoprire la forza della solidarietà, del dialogo, dell'umanità condivisa. La pace è possibile, se solo siamo disposti a costruirla, giorno dopo giorno, insieme.


Shalom, Salam, Pace.


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