Professionisti selezionati per concorso, oggi esclusi da una stabilizzazione che appare confusa, iniqua e incompleta. Il governo risponde con una "guerra tra poveri".
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Foto: pixabay |
Nel cuore del sistema giustizia italiano, si cela un esercito silenzioso di professionisti: oltre 12.000 precari che da anni garantiscono il funzionamento degli uffici giudiziari, oggi lasciati nell’incertezza dal Decreto Zangrillo. Il governo ha infatti previsto una stabilizzazione limitata a 3.000 unità, lasciando migliaia di lavoratori altamente qualificati fuori da ogni garanzia di futuro.
La (non) soluzione del DL Zangrillo
Il DL Zangrillo introduce una stabilizzazione condizionata:
Data di decorrenza: 1° luglio 2026.
Requisiti: 12 mesi continuativi di servizio nella qualifica ricoperta entro il 30 giugno 2026, con presenza in servizio alla stessa data.
Posti disponibili: 3.000 totali (2.600 funzionari + 400 assistenti).
Utilizzo delle graduatorie: le graduatorie formate saranno accessibili anche da altre amministrazioni pubbliche per eventuali scorrimenti.
Ma il decreto solleva più dubbi che certezze:
Cosa si intende per “selezione comparativa”?
Come possono i precari programmare il proprio futuro senza sapere tempi, criteri e modalità della selezione?
Con quale logica si stabilizzano solo 3.000 su circa 12.000 lavoratori?
Una forza lavoro professionale e dimenticata
Tra il 2021 e il 2024, il Ministero della Giustizia ha indetto tre grandi concorsi pubblici, tutti per contratti a tempo determinato, per rafforzare gli uffici giudiziari, in particolare l’Ufficio per il Processo:
1. Concorso AUPP 2021 – 8.171 posti
Profilo: Addetti all’Ufficio per il Processo.
Domande presentate: 66.015.
Titoli richiesti: Laurea in Giurisprudenza (anche Scienze Politiche o Economia per alcuni posti).
Durata contratto: tempo determinato.
Prova: 40 domande a risposta multipla (Diritto pubblico, Ordinamento giudiziario, Inglese).
Punteggio minimo: 21/30.
2. Concorsi RIPAM 2022 – 5.410 posti (PNRR)
I concorsi RIPAM sono stati indetti per rafforzare l’Ufficio per il Processo nell’ambito del PNRR, strategico per la digitalizzazione e modernizzazione della giustizia.
Domande presentate: oltre 72.000.
Scadenza domande: 28 aprile 2022.
Profili laureati (1.660 posti): tecnici IT, contabili, edilizia, statistici, analisti e amministrativi.
Profili diplomati (3.750 posti): tecnici IT, contabili, edilizia e operatori di data entry.
Prove scritte: 40 quesiti a risposta multipla per ogni profilo, con materie specifiche.
Valutazione titoli: con punteggio maggiorato per titoli conseguiti da meno di 7 anni.
Distribuzione dei profili del concorso RIPAM 2022:
1.660 laureati, suddivisi in:
1.060 Funzionari Tecnici di Amministrazione (Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche).
180 Tecnici IT senior (Informatica, Ingegneria, Fisica, Matematica).
200 Tecnici contabili senior.
150 Tecnici edilizia senior (Ingegneria, Architettura).
40 Tecnici statistici.
30 Analisti di organizzazione.
3.750 diplomati, suddivisi in:
280 Tecnici IT junior.
400 Tecnici contabili junior.
70 Tecnici edilizia junior.
3.000 Operatori data entry per inserimento dati (con diploma superiore generico).
Materie delle prove:
Tecnici IT: Architetture software, AI, Cloud, Sicurezza informatica.
Contabili: Contabilità di Stato, Ragioneria.
Edilizia: Estimo, Tecnica delle costruzioni, Contabilità lavori.
Statistici: Metodi di analisi dati.
Amministrativi: Diritto amministrativo, servizi di cancelleria
Operatori data entry: Informatica, diritto pubblico, inglese.
1.660 laureati, suddivisi in:
1.060 Funzionari Tecnici di Amministrazione (Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche).
180 Tecnici IT senior (Informatica, Ingegneria, Fisica, Matematica).
200 Tecnici contabili senior.
150 Tecnici edilizia senior (Ingegneria, Architettura).
40 Tecnici statistici.
30 Analisti di organizzazione.
3.750 diplomati, suddivisi in:
280 Tecnici IT junior.
400 Tecnici contabili junior.
70 Tecnici edilizia junior.
3.000 Operatori data entry per inserimento dati (con diploma superiore generico).
Tecnici IT: Architetture software, AI, Cloud, Sicurezza informatica.
Contabili: Contabilità di Stato, Ragioneria.
Edilizia: Estimo, Tecnica delle costruzioni, Contabilità lavori.
Statistici: Metodi di analisi dati.
Amministrativi: Diritto amministrativo, servizi di cancelleria
Operatori data entry: Informatica, diritto pubblico, inglese.
3. Concorso AUPP 2024 – 3.946 posti
Profilo: Addetto all’Ufficio per il Processo.
Bando pubblicato: primo trimestre 2024.
Scadenza domande: 26 aprile 2024.
Contratto: tempo determinato.
Modalità: presentazione tramite piattaforma inPA o sito del Ministero.
Graduatorie pubblicate: portale inPA.
Numeri reali: chi è davvero in servizio?
Sommando i tre bandi si ottiene un potenziale di 17.527 posti:
8.171 (AUPP 2021)
3.946 (AUPP 2024)
5.410 (RIPAM 2022)
1) Il primo concorso AUPP (2021 per 8171 posti) ha portato in servizio circa 6.000 addetti. Il secondo concorso AUPP (2024 per 3.946 posti) ha portato all’assunzione di un contingente aggiuntivo, per un totale di 9.560 addetti all’Ufficio per il Processo. Ed al 28 febbraio 2025, il personale effettivamente in servizio era di 8.762 unità
2) Il concorso dei 5410 RIPAM del 2022. Al 28 febbraio 2025, il personale effettivamente in servizio era di 2.951 unità.
Un impiego meritato, non regalato
Questi lavoratori hanno superato selezioni pubbliche per titoli ed esami, hanno competenze altamente specifiche e hanno sostenuto la giustizia italiana in anni di emergenza e riforma. Ora rischiano di essere liquidati con un semplice “arrivederci e grazie”. Il legislatore ha scelto di stabilizzare solo una minima parte, senza criteri chiari, senza trasparenza, e con una visione miope. Manca una risposta alle domande fondamentali: quale logica guida questa selezione? Perché solo alcuni sì e altri no? Come verranno trattati i diversi profili?
I lavoratori meritano trasparenza, riconoscimento e una prospettiva concreta di stabilizzazione.
Conclusione
Il DL Zangrillo non può essere la pietra tombale sull’impegno di migliaia di professionisti. Servono risposte chiare, una pianificazione equa e un ampliamento delle stabilizzazioni. Perché la giustizia non può permettersi di perdere chi, finora, ha garantito il suo funzionamento ogni giorno. Dietro al silenzio istituzionale ci sono 12.000 storie professionali. Non si tratta di “precari qualunque”, ma di lavoratori selezionati, formati, e già pienamente operativi nella macchina della giustizia italiana. Ignorarli o ridurre la questione a una battaglia tra poveri non è solo ingiusto: è un errore strategico che rischia di compromettere la tenuta del sistema giudiziario.
Serve chiarezza, equità e una vera visione di sistema. Perché la giustizia non si migliora con gli slogan, ma con le persone.![]() |
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di Redazione
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