Noi preferiamo più sfruttare che valorizzare i giovani

Cara Italia sei un paese che anziché crescere mettendo a frutto le potenzialità delle nuove generazioni, le sta forzando a rivedere al ribasso le proprie ambizioni e aspettative per adeguarle ad un sistema rassegnato al declino. Questo accade sia per l’incapacità della nostra vecchia classe dirigente di capire e cogliere le sfide di questo nuovo secolo, sia per la strenua difesa del potere acquisito e delle rendite di posizione a scapito dell’investimento nel nuovo e nel cambiamento. Se in questi giorni gli studenti protestano in piazza non è tanto per la legge Gelmini in sé, ma per un’insoddisfazione più ampia nei confronti di chi finora ha difeso le prerogative...
...del presente tagliando sul futuro dei giovani. E’ il tentativo di una generazione di trovare voce e farsi sentire. Si sta forse facendo strada una nuova forma di consapevolezza e azione, che usa la contestazione a tale riforma come palestra per prepararsi a ben altri obiettivi. Chissà, vedremo. 



I rischi, forti e insidiosi, sono quelli della violenza e della strumentalizzazione. Solo dimostrando di essere più intelligenti e creativi dei vecchi al potere si può vincere. L’alternativa è quella di rassegnarsi alla gerontocrazia. Ad un paese che si avvia nel prossimo decennio ad avere più elettori over 50 che under 50 (si vedano i dati del Rapporto di ManagerItalia). Se non cambia qualcosa oggi sarà più difficile che la svolta arrivi domani. Senza uno shock generazionale rischiamo di diventare un paese vecchio dentro, rassegnato e sfiduciato, dove essere giovani continuerà a significare “immaturi”, anziché “avanguardie del nuovo”.


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